Il Calcio, il mito brasiliano
Giovedì 24/07/2014 - Il Brasile è la terra del calcio, filosofia di uno sport leggendario in questa terra
Il gioco del calcio giunse in Brasile all'inizio del Secolo scorso, importato dai giovani di benestanti che si erano recati in Europa per motivi di studio.
Ben presto, con la nascita delle prime squadre di club, il Fluminense e il Flamengo, nacquero le prime rivalità e divenne uno sport davvero popolare per alcuni, mentre un autentica passione divorante per la stragrande maggioranza della popolazione.
Nel giro di pochissimi anni quindi tutti i ragazzi delle principali città del Brasile iniziarono a giocare a calcio in ogni angolo e su ogni terreno abbandonato del Paese.
Evidentemente i brasiliani nascevano con un talento sopraffino per questo sport e le prime vittorie nei neonati tornei sudamericani consolidarono la già enorme popolarità per questo gioco.
Praticato inizialmente solamente dai ragazzi bianchi, il calcio divenne ben presto un terreno di incontro tra diverse componenti etniche della società brasiliana e, soprattutto per la popolazione nera, anche un importante mezzo di ascesa sociale.
Leonidas fu il primo grandissimo calciatore di colore che divenne professionista ed è considerato come uno dei più grandi campioni brasiliani di sempre.
A partire dagli anni quaranta, il futebol divenne lo sport nazionale: gli incontri di coppa del Mondo incendiavano gli animi e i ragazzini iniziavano ad identificarsi con i grandi campioni.
Il governo e i media incoraggiavano questa tendenza, ben consapevoli di come il tifo potesse incanalare le speranze e i sogni delle popolazioni più disagiate.
Nel 1950 in occasione dei primi Campionati del Mondo di Calcio disputati in Brasile fu inaugurato il leggendario Stadio 'Maracanà', in seguito ristrutturato in occasione dei mondiali del 2014, che per oltre 50 anni ha rappresentato in tempo del calcio nell'immaginario collettivo degli sportivi di tutto il mondo.
La famigerata sconfitta in finale per mano dell'Uruguay fu vissuta come una vera tragedia collettiva, che portarono a numerosi tragici episodi di disperazione.
Gli anni successivi però furono quelli gloriosi dei grandi assi del pallone: come il mitologico Garrincha, con le sue gambe storte ma dotato di uno straordinario dribbling ubriacante; o come Jairzinho, uno dei più grandi goleador di tutta la storia; per arrivare ad una autentica divinità brasiliana, Pelè, semplicemente il più grande calciatore di sempre, che grazie al successo nel mondiale cileno del 58 diede inizio all'epopea del 'Re Pelè'.
In Brasile il livello e la passione del tifo è talmente alto da poter essere tranquillamente paragonato ad una religione vera e propria: gli abitanti di Rio, di San Paolo o del Minas Gerais ad esempio si identificano in base alla propria squadra del cuore.
Capita molto spesso che al termine di una partita vinta, i tifosi si recano in massa alla sede della squadra portando con se i propri figli per mostrare loro i grandi campioni in carne ed ossa.
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